Incentivi alle imprese per la ricerca e sviluppo

L’Istat ha analizzato gli effetti sulle decisioni di investimento e l’impatto distributivo dei principali strumenti di incentivazione fiscale a favore degli investimenti in R&S.

12 set 2023
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In Italia, tra il 2014 e il 2020, l’incidenza della spesa in R&S delle imprese sul totale degli investimenti lordi realizzati è cresciuta dall’4,5 al 5,2%, riducendo la distanza rispetto alla media Ue, la cui incidenza è lievemente diminuita nello stesso periodo dal 7,1 al 7%.

Nel triennio 2017-2019 la spesa agevolata media per l’Italia è determinata in prevalenza dal costo per il personale altamente qualificato (67%), spese extramuros (17%), altre spese intramuros (12%), spese per contratti commissionati dall’estero (3%), e spese infragruppo (1%).

Credito d’imposta

Nel 2015 in Italia viene potenziato il credito d’imposta per la ricerca e sviluppo. La misura permette a un’impresa di ottenere un credito di imposta sui costi sostenuti sia internamente per attività di ricerca e sviluppo sia per i contratti affidati a Università, enti di ricerca, nonché altre imprese incluse le start-up innovative.

Le attività che danno diritto al credito d’imposta sono quelle relative alla “ricerca fondamentale”, alla “ricerca industriale” e allo “sviluppo sperimentale”. Le spese ammesse all’agevolazione sono:

  • le spese relative al personale altamente qualificato
  • le quote di ammortamento delle spese di acquisizione o utilizzazione di strumenti e attrezzature di laboratorio
  • le spese relative a contratti di ricerca stipulati con Università, enti di ricerca e organismi equiparati
  • le spese relative a competenze tecniche e brevetti industriali.

A decorrere dal 2020 il credito è commisurato entro certi massimali all’intera spesa sostenuta nel periodo d’imposta (volume based), tuttavia il beneficio deve essere ripartito in tre quote annuali di pari importo, a differenza del passato in cui era fruibile interamente anche in un solo anno.

La nuova disciplina ha introdotto due nuovi crediti:

  1. un credito d’imposta per la transizione ecologica e innovazione tecnologica 4.0
  2. un credito d’imposta per le attività di innovazione tecnologica e in altre attività innovative nel design e nell’ideazione estetica.

La legge di bilancio per il 2023 estende l’applicazione del credito in ricerca e sviluppo fino al 2031, mentre i nuovi crediti d’imposta per le attività di innovazione tecnologica e per la transizione ecologica sono applicabili fino al 2025. La legge di bilancio infine riduce l’aliquota del credito al 10% incrementando tuttavia il tetto di spesa a 5 milioni di euro.

Beneficiari

Sulla base dei dati delle dichiarazioni fiscali delle società di capitali la percentuale delle imprese beneficiarie del credito per la ricerca e sviluppo sul totale delle società di capitali aumenta fra il 2015 e il 2020, passando dallo 0,9% nel 2015 al 2,5% nel 2020, con un picco pari al 2,8% nel 2018.

L’importo medio del credito maturato passa da 68.500 euro nel 2015 a 134.000 euro nel 2019, in flessione a 99.000 euro nel 2020. Parallelamente, l’ammontare del credito utilizzato sale dallo 0,03% del Pil nel 2015 allo 0,19% nel 2019 e si riduce allo 0,13% nel 2020.

Con un aumento di spesa pari al 170% la manifattura si appropria approssimativamente del 50% del credito totale nel periodo di vigenza del meccanismo incrementale (2015- 2019). Nel 2020, con il passaggio al meccanismo basato sulla spesa totale (volume-based), la manifattura rafforza la propria quota che sale al 55%, mentre i servizi registrano una contrazione dal 37% al 31%.

All’interno della manifattura, la percentuale di imprese beneficiarie cresce più rapidamente nei settori ad alta tecnologia (dal 9% nel 2015 al 22% nel 2020) e medio alta tecnologia (dal 7% nel 2015 al 17% nel 2020). Tra i servizi l’utilizzo del credito è più elevato nei settori ad alta intensità di tecnologia e conoscenza, ma la crescita della quota di beneficiari è moderata (dal 3% nel 2015 al 7% nel 2020).

Patent box

Con la Legge di Stabilità del 2015 è stato introdotto il Patent box, un regime opzionale di durata quinquennale  a favore delle imprese residenti in Italia che investono in ricerca e sviluppo, volto a:

  • tutelare i beni immateriali (software, brevetti industriali e modelli di design)
  • diminuire la tassazione sui redditi derivanti dall’utilizzazione di tali beni immateriali
  • favorire il rientro in Italia di aziende che hanno delocalizzato la produzione e depositato brevetti all’estero.

Nel 2021 è stato modificato il meccanismo di determinazione del beneficio, sostituendo la parziale detassazione dei redditi derivanti da specifiche tipologie di beni immateriali giuridicamente tutelabili, con la super-deduzione di specifici costi di ricerca e sviluppo sostenuti in relazione a tali beni.

Beneficiari

La platea dei beneficiari del Patent box è più ristretta rispetto a quella del credito per la R&S, ma in continua crescita fino al 2019.

La percentuale delle società di capitali beneficiarie dell’agevolazione passa dallo 0,05% nel 2015 a 0,17% nel 2019 grazie anche alla progressiva semplificazione delle modalità di fruizione, cala allo 0,13% nel 2020.

Aumenta anche il reddito agevolato medio che passa da 675mila euro a 3,8 milioni nel 2019 (2,2 milioni nel 2020), sebbene la percentuale dello stesso sull’utile ante-imposte delle imprese beneficiarie si mantenga a livelli costanti nel triennio 2017-2019 pari all’11%.

La percentuale delle imprese beneficiarie del Patent box cresce più rapidamente nel comparto manifatturiero (dallo 0,07% nel 2015 allo 0,57% nel 2019) e in particolare nella manifattura ad alta e medio-alta intensità tecnologica, con una incidenza maggiore nelle imprese con almeno 500 addetti (dal 3% nel 2015 al 15,6% nel 2020) come riflesso del fatto che la realizzazione dei brevetti è concentrata in un numero ristretto di imprese tecnologicamente avanzate e di grandi dimensioni.

Le imprese esportatrici, quelle con almeno 500 addetti, e i gruppi che aderiscono al consolidato fiscale assorbono ben oltre il 50% delle risorse erogate attraverso il Patent box.

Stima dell’effetto incentivante

La generosità dei provvedimenti a favore degli investimenti in R&S può essere esaminata sulla base del B-Index che misura il carico d’imposta sul reddito generato da una unità addizionale di spesa in R&S al netto del risparmio d’imposta ottenuto con le agevolazioni (sussidio marginale implicito).

Il B-Index mostra che il nuovo credito per R&S, commisurato al valore totale della spesa (in vigore dal 2020), genera un risparmio d’imposta pari o superiore rispetto al regime previgente basato sul meccanismo incrementale sia per le spese intramuros che extramuros.

  • Per le spese R&S intramuros il sussidio marginale implicito passa dal 10% nel 2019 all’11,8% nel 2020 e ritorna al 10% al termine del biennio 2021-2022 (contraddistinto da aliquote maggiorate per il contrasto alla crisi pandemica).
  • I contratti extramuros commissionati a soggetti pubblici godono di un trattamento più favorevole rispetto alle spese intramuros con un beneficio aggiuntivo che passa dall’1% del 2019 al 4% dal 2020 (7% nel biennio 2021-2022). Il taglio al costo effettivo dell’investimento extramuros è pari all’11% nel 2019, raggiunge il 16% con il passaggio al nuovo regime nel 2020 (27% nel biennio 2021-22) per assestarsi al 13% nel periodo successivo. Tuttavia, dal 2019, le spese extramuros commissionate a soggetti privati sono meno incentivate rispetto alle spese intramuros (il differenziale è inferiore a 2 punti percentuali).

Considerando cumulativamente il credito per la R&S e il Patent box, il beneficio fiscale passa dal 20% nel 2020 (vecchio regime Patent box) al 35% nel 2021 (nuovo regime Patent box), per assestarsi al 24% a decorrere dal 2023.

Concludono gli analisti Istat: “Nel quadriennio 2021-2024 la compresenza dei due regimi di Patent box mostra che il trattamento fiscale concesso dal nuovo Patent box è più favorevole di circa 8 punti percentuali rispetto al regime previgente (ad esempio nel 2021 il B-Index passa dal 28% con il vecchio regime al 35% con il nuovo Patent box).

Tuttavia, a differenza del regime previgente, la nuova disciplina prevede limitazioni ai benefici derivanti dal cumulo tra le due agevolazioni. La perdita di beneficio stimata rispetto al caso di adesione solamente al Patent box è pari al 6% del costo dell’investimento”.

Focus Istat

L’analisi dell’Istat è stata effettuata sull’universo delle società di capitali che compilano la dichiarazione dei redditi formato per l’85% da micro imprese (fino a 9 addetti) e per il 12% da imprese di piccole dimensioni (10-49 addetti).

La spesa in R&S desunta dai dati fiscali include oltre all’intera spesa per R&S intramuros (ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale) anche la spesa extramuros, che è invece esclusa dai conti nazionali per ovviare alle relative conseguenze in termini di potenziale duplicazione della spesa.

Fonte: Istat - Focus settembre 2023 (Gli incentivi alle imprese per la ricerca e sviluppo anni 2015-2020)

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